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Con l’arrivo del nuovo manichino per le simulazioni di alta qualità, al Centro Chirurgico Toscano sono avvenuti una serie di appuntamenti formativi, che stanno cambiando l’approccio alle situazioni di emergenza da parte del personale. Questi frequenti appuntamenti coinvolgono sia i medici che gli infermieri del Centro Chirurgico Toscano, senza dimenticare anche gli altri settori, come l’Accettazione, che possono trovarsi coinvolti in situazioni critiche.
Volendo fare qualche esempio delle attività svolte in quest’ambito, è sembrato opportuno simulare situazioni di arresto cardiaco in situ, che sono casistiche in cui solitamente le vulnerabilità del sistema emergono in modo chiaro. La simulazione in situ si svolge nella sede reale in cui l’evento potrebbe accadere e con il coinvolgimento del personale che potrebbe trovarsi ad intervenire in team su quel determinato paziente, permettendo così di individuare, ed eventualmente di correggere, eventuali falle dei processi e dei protocolli.
L’analisi delle vulnerabilità del sistema è stata condotta su diversi fattori nell’ambito della rianimazione cardiopolmonare, ovvero: il fattore tempo, la capacità di lavorare in team in maniera ordinata ed organizzata, la familiarità con tutto ciò che può essere utile ai fini della rianimazione e le altre technical skill.
Per raggiungere un elevato livello di fedeltà e realismo, le simulazioni non sono state annunciate; si sono svolte nel reparto di degenza ed hanno coinvolto medici anestesisti e una coppia di infermieri dello stesso turno. Le simulazioni condotte sono state in tutto 16 nell’arco di quattro mesi.
Per non svelare il reale contenuto delle simulazioni, il personale era stato informato che l’esercizio avrebbe previsto le procedure riguardanti la modalità di corretta identificazione del paziente in tre distinti momenti: la distribuzione del vitto, la rilevazione dei parametri vitali e la somministrazione della terapia. Al momento dell’esercizio, però, è stato simulato l’arresto cardiaco del paziente: il personale si è così trovato di fronte ad un evento inaspettato, che ha dovuto gestire prontamente.
Le simulazioni sono state video registrate e sono stati annotati, in uno schema appositamente predisposto, i tempi di esecuzione dei vari step di rianimazione e l’ordine degli eventi messi in atto. Durante il debriefing (ovvero, l’attività che segue la simulazione, in cui si riflette sui fatti avvenuti, per trasferire l’apprendimento a situazioni future), si sono discussi punti di forza e di debolezza di quanto accaduto.
I sanitari, simulando più volte il medesimo scenario, hanno avuto la possibilità di riflettere sul proprio operato: sono state proposte così soluzioni migliorative in termini di tempo ed efficacia che, essendo nate dall’esperienza diretta, sono poi risultate facilmente applicabili.
Alla luce dell’esperienza fatta in degenza e dell’enorme potenzialità riscontrata, l’obiettivo che ci siamo posti è stato quello di ripetere questa tipologia di simulazione nei vari ambiti della Casa di Cura (sala operatoria, Primo Soccorso, endoscopia e radiologia) utilizzando la simulazione come strumento per andare a valutare l’efficacia delle nostre azioni e per individuare ambiti di miglioramento sui quali agire in maniera mirata, sempre con lo scopo di ridurre il rischio clinico e di offrire ai nostri pazienti un servizio della migliore qualità possibile.
La simulazione rappresenta per noi sia una modalità di formazione, che una modalità di ricerca multi-disciplinare e multi-professionale, che vogliamo far conoscere e divulgare. Proprio per questo, organizziamo dei momenti di incontro e di confronto con vari professionisti.
Sabato 12 ottobre, all’interno del Centro Chirurgico Toscano, avverrà un convegno dal titolo “La simulazione come strumento per la sicurezza del paziente e degli operatori sanitari”, che vedrà la partecipazione di medici e professionisti della sanità, che tratteranno vari aspetti teorici che riguardano la tecnica della simulazione e che riporteranno anche le esperienze concrete di cui sono stati protagonisti.
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