Interventi alla vescica: l’esperienza del dottor Michele De Angelis

Il dottor Michele De Angelis, specialista in urologia e chirurgia d’urgenza, ha diretto per molti anni il Dipartimento delle chirurgie Specialistiche dell’Azienda Toscana Sud-Est e l’Unità Operativa di Urologia di Arezzo. Oggi lavora al Centro Chirurgico Toscano, dove si occupa in particolare di patologie urologiche e interventi alla vescica.
In questa intervista risponde alle domande più frequenti, spiegando quando è necessario intervenire, come avvengono le procedure e cosa aspettarsi dal recupero.

Quando sono indicati gli interventi parziali della vescica?

Oggi non si parla quasi più di interventi “a cielo aperto”: la maggior parte delle lesioni vescicali viene trattata con tecniche endoscopiche. Tramite l’uretra si introduce uno strumento che permette di asportare la massa sospetta, sia essa un papilloma o un tumore.
L’intervento è allo stesso tempo terapeutico e diagnostico, perché il tessuto rimosso viene inviato all’anatomopatologo per stabilire il tipo e il grado della lesione. Nei casi selezionati si usano laser o strumenti di resezione avanzati, che consentono un’asportazione precisa e campioni adeguati per lo studio istologico.

Quali sono le principali cause?

Il tumore della vescica è la causa più frequente di questi interventi. Il fumo di sigaretta rappresenta il fattore di rischio più importante: i metaboliti del tabacco danneggiano la mucosa vescicale e favoriscono la formazione di tumori.
Altri rischi, meno comuni, derivano da esposizioni professionali a sostanze chimiche, malformazioni congenite o patologie degli ureteri. Un segnale da non sottovalutare è la presenza di sangue nelle urine (ematuria): anche se talvolta ha cause benigne, va sempre indagata.

Come si stabilisce lo stadio della malattia?

La stadiazione e il grading istologico guidano le scelte terapeutiche.

  • Se il tumore non ha infiltrato il muscolo vescicale, si possono eseguire trattamenti conservativi endoscopici.
  • Se invece le cellule tumorali sono particolarmente maligne o hanno già infiltrato, si passa a strategie più aggressive: resezioni ripetute, nei casi avanzati, la cistectomia (asportazione totale della vescica).

Quali terapie si affiancano alla chirurgia?

Dopo l’intervento endoscopico, il paziente può ricevere terapie intravescicali, come chemioterapia locale, cioè farmaci introdotti direttamente in vescica, o immunoterapia (ad esempio BCG), per ridurre il rischio di recidiva. In molti casi è fondamentale la collaborazione con l’oncologo per definire il percorso più adatto.

Quali vantaggi offrono le tecniche innovative?

Le tecniche endoscopiche e robotiche sono mininvasive: non richiedono ampie incisioni sull’addome, riducono i rischi e garantiscono un recupero più rapido.
Quando la vescica deve essere asportata, la ricostruzione viene spesso effettuata con anse intestinali: soluzioni efficaci, anche se ovviamente non possono essere identiche alla funzione naturale della vescica. La scelta dipende dall’età, dalle condizioni generali e dalle preferenze del paziente.

Come avviene il recupero post-operatorio?

Dopo una resezione endoscopica il ricovero dura in media 2–3 giorni. La vescica, però, è un organo soggetto a recidive: spesso occorrono controlli regolari e, se necessario, ulteriori resezioni o terapie di mantenimento.
Gli interventi maggiori, come la cistectomia con ricostruzione, hanno tempi di recupero più lunghi e possibili complicanze, ma grazie alle tecniche moderne risultano oggi molto più sicuri.

Quali consigli dare ai pazienti?

  • Non scoraggiarsi: la necessità di ripetere l’intervento fa parte del percorso terapeutico.
  • Smettere di fumare: è la misura preventiva più efficace.
  • Prestare attenzione a segnali come il sangue nelle urine.
  • Seguire scrupolosamente i programmi di follow-up (cistoscopie, esami citologici, controlli radiologici).
  • Affrontare gli interventi con serenità, consapevoli che sono sicuri ma non privi di possibili effetti collaterali.

Che tipo di prevenzione è possibile?

Non esistono programmi di screening di massa per il tumore della vescica. Nei soggetti a rischio – fumatori o persone esposte a sostanze tossiche – sono utili controlli periodici (analisi delle urine, citologia urinaria, cistoscopie mirate). La prevenzione primaria, smettere di fumare in primo luogo, resta la strategia più efficace.

Conclusione

Gli interventi alla vescica, soprattutto per tumore, oggi si avvalgono di tecniche endoscopiche e mininvasive che garantiscono diagnosi precise, minore invasività e recupero veloce. La chiave del successo terapeutico sta nella diagnosi precoce, nella collaborazione tra urologo, oncologo e anatomopatologo e in un attento follow-up.
Il consiglio del dottor De Angelis è chiaro: non ignorare i segnali, soprattutto il sangue nelle urine, e prendersi cura della propria salute con controlli regolari e stili di vita corretti.

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